Giuseppe Barbera
medico, carbonaro ed esule.

Il dottor Giuseppe Barbera che visse in Alessandria d'Egitto, era un gentiluomo. Sua moglie, una nobildonna: Antonietta Mallia
I suoi figli: rispettivamente
Emilio, Elena, Attilio, Castore e Itala.
I loro servitori: Maria, Mohamed e Brighitte.
Un amico fidato: Michelangelo Florio
.
Questa felice famiglia (presumibilmente) fu distrutta nei primi anni dell'Ottocento da Michelangelo Florio, che era sovrintendente del Museo di Alessandria d'Egitto.
    Il Dottor Barbera era un uomo onorato. La sua casa era a Messina (Italia) dove lui e la sua famiglia erano amati da tutti quelli che li conoscevano. I poveri come i ricchi, erano sempre i benvenuti nella sua casa come nei suoi giardini.
    Nell'anno 1845 (1) quando scoppiò la guerra, il Dottor Barbera fu obbligato a fuggire ad Alessandria d'Egitto, poichè egli si era unito alle forze di Garibaldi e Cavour (?).
    Questi due personaggi hanno avuto alte onorificenze per il loro eroico lavoro nel loro paese. Oggi a Napoli, Italia, in un bellissimo antico monastero appartenente al Governo come museo che si chiama Chiesa di S. Martino (2), si conservano le documentazioni degli eroici atti del Dottor Barbera e di suo fratello (?). Il Dottor Barbera fu insignito con una pergamena firmata da tutti i più alti ufficiali d'Italia e questo documento è ora, in possesso del figlio del Dottor Barbera, Attilio, che vive in America.
    Dopo l'arrivo del dottore e della sua famiglia in Egitto, essi trovarono subito una bellissima casa ed erano molto felici della loro nuova vita, specialmente i bambini ai quali, piacquero subito le nuove servitrici e presto impararono a parlare la lingua araba.
    Non passò troppo tempo che il dottore e la sua famiglia fecero la conoscenza di Michelangelo Florio.
    Essi presto divennero buoni amici.

    Le sue visite e la cortese attenzione che egli rivolgeva verso i bambini conquistò presto la fiducia del dottore, ma purtroppo egli non si rese conto che quest'uomo avrebbe col tempo distrutto la sua famiglia.
     Michelangelo si era innamorato della bellissima moglie del dottore, ma ella non sospettò mai delle sue  intenzioni poiché sembrava così appassionato dei bambini ed era perciò, troppo felice di sapere che essi avevano un così buon amico. Antonietta Mallia, era molto devota al marito ed ai bambini.
     La loro bellissima casa era riccamente ammobiliata con mobili di stile antico egiziano. Attilio Barbera, il secondo maschio, il quale venne negli Stati Uniti e si sposò qua, spesso raccontava ai suoi bambini della bellissima casa che avevano ad Alessandria d'Egitto. Ricordava come era costruita e come ci fossero i giardini nel centro della costruzione di modo che i bambini potessero giocare indisturbati fuori dai pericoli.
    Quando la guerra finì (?), il Governo italiano fissò un periodo di tempo dopo il quale il Dottore e la sua famiglia poterono ritornare a Messina. 
Questa notizia fu ricevuta con grandissima gioia dal Dottore e dalla sua famiglia.
Grande fu il rincrescimento di Michelangelo Florio.
Egli allora iniziò ad architettare piani per trattenere la famiglia. Non passò molto tempo che, si presentò l'occasione.
    Un giorno il dottore andò nel suo ufficio e Florio lo accompagnò. Subito dopo il loro arrivo, il dottore iniziò a star male e lamentarsi; Michelangelo gli consigliò di stendersi e gli avrebbe dato qualcosa per alleviare il dolore, cosa che il dottore accettò con gratitudine. Ben presto si addormentò e Florio lo lasciò solo. Quando sua moglie andò a chiamarlo, lo trovò morto. Chiamarono un altro medico e questo disse che si era trattato di un infarto. Nessuno sospettò che Michelangelo Florio avesse avvelenato il suo migliore amico.
La morte del dottor Giuseppe Barbera fece molto scalpore perché egli era di forte fibra e godeva di ottima salute.
    Sull'accaduto, Michelangelo Florio raccontò che quel giorno egli era con lui nel suo ufficio quando Barbera, ebbe un attacco e per alleviare il dolore egli stesso avrebbe miscelato qualcosa e dopo averlo bevuto si sdraiò chiedendo di essere lasciato solo.
    Nessuno prima sospettò di Michelangelo Florio ma, dopo un consulto di diversi medici si é appurato che Giuseppe Barbera, medico, era stato avvelenato.
Fu seppellito ad Alessandria d'Egitto.
Dopo la morte del dottore, Florio andava molto più spesso a visitare la vedova ed i bambini ed appariva molto addolorato per la perdita del suo caro amico e dimostrò molta solidarietà con la famiglia.
    Dopo un certo periodo di tempo deferente egli, fece la sua gentile proposta alla vedova e fu accettato.
    Egli  conquistò il suo amore e rispetto soltanto per calpestarli nella polvere.
    Si erano appena sposati e subito iniziarono i guai. Florio era il padrone di casa e comandava tutti, abusava dei vecchi servitori e li picchiava finché non poterono sopportarlo più Mohamed e Brighitte fuggirono rifiutandosi di essere schiavi.
    Vennero denunciati e portati davanti l'Alta Corte di Giustizia (?) perché li voleva punire, ma la legge li rilasciò poiché il loro vecchio padrone era morto essi non erano obbligati a seguire il nuovo padrone. La povera Maria rimase per la buona padrona di casa e per i piccoli che ella amava profondamente e della quale, loro avevano bisogno.
    Non passò molto tempo che la signora Barbera si rese conto del suo errore, ma non poteva slegare quello che aveva fatto. Il suo cuore gentile non aveva resistito ed ella iniziò  ad avere degli attacchi di cuore.
    Questi divennero così frequenti che in meno di tre anni, la povera anima morì.
    Gli amici ed i vicini incominciarono a sospettare di Michelangelo e fu accusato di aver somministrato anche alla moglie un lento veleno.
    I poveri bambini ora non avevano nessuno a cui appoggiarsi se non la povera e fidata Maria.
    La figlia maggiore, Elena, aveva solo otto anni, suo fratello Emilio era solo di due anni maggiore di lei e gli altri bambini erano troppo piccoli per comprendere il significato di tutto ciò.
    Una mattina all'alba tre ufficiali del Governo Italiano vennero da Messina a casa di Michelangelo Florio e chiesero
i cinque figli del dottore. Il malvagio patrigno non voleva consegnarglieli ma essi furono portati via con la forza poiché, questi ufficiali avevano dei documenti autentici per prelevarli. La povera Maria, tra i singhiozzi e le lacrime li vestì, li baciò tutti e mentre li salutava furono fatti salire in fretta su una vettura che aspettava fuori per portarli  alla nave, lontani da quella felicità che avevano conosciuto durante la loro infanzia.
    Salparono per Messina, Italia.
Al loro arrivo a Messina  furono prelevati dal Console Italiano (?) il quale, li interrogò e scoprì che avevano uno zio che viveva in Italia e che era l'unico loro parente di cui essi si potessero ricordare. Il  Console, trovò lo zio il quale, fu molto dispiaciuto di quanto era successo loro e subito si offerse di prendere con sè i figli di suo fratello. Furono fatti i piani per mandare i bambini dallo zio ma il povero vecchio morì di un colpo non appena seppe come erano morti il fratello e la moglie e cosa era loro accaduto ad Alessandria d'Egitto.
    I poveri bambini furono lasciati alla mercé del mondo.
    Quando il Governo Italiano indagò sui beni lasciati dal Dottor Barbera, trovò che il patrigno, Michelangelo Florio, aveva sperperato tutto ciò che era rimasto poiché aveva preso pieno possesso della casa e la reclamava come se fosse un suo diritto.
    Fu deciso di mettere le due bambine nel Convento De Royali (?) ed i tre ragazzi nel Collegio dei Cappellani con i Gesuiti (?) dove, iniziarono le loro diverse carriere.
    Alla piccola Elena fu detto che non capiva l'italiano perché ai bambini era stata insegnata la lingua araba.
    Un giorno arrivò al Convento una nuova suora e presto trovò che Elena era una bambina molto vivace, le parlava in arabo e la piccola era molto felice che finalmente qualcuno potesse capirla.
Passò qualche tempo e un bel dì andò al Convento una bellissima signora, era vestita tutta di bianco ed aveva con sè una dama di compagnia. Era una giovane signora inglese ed aveva chiesto di vedere le bambine poiché ella, era la sorella della loro mamma e veniva dall'Inghilterra. Aveva saputo ciò che era successo ed aveva rintracciato i bambini.
    Le suore chiamarono le due bambine ed esse erano molto felici di sapere che avevano una zia.
    La  suora che parlava arabo tradusse per loro.
    La loro zia stava facendo un viaggio con suo marito, che era Capitano di Mare e si erano fermati per un giorno a Messina. Stette con loro per un pò ma poi  dovette lasciarle. Consegnò del denaro e il suo biglietto da visita (?) alla piccola Elena e le baciò frettolosamente. Le bambine nella loro ritrovata gioia persero il biglietto da visita della loro zia e così anche le tracce della loro unica parente vivente.
    Esse non si rendevano conto che presto si sarebbero dovute separare.
    Un giorno un gentiluomo francese e la moglie andarono a visitare il convento, e dato che non avevano figli, volevano adottare una bambina. Non appena videro la piccola Itala, subito si innamorarono di lei. Sembrava una bella bambolina con gli occhi castani e i capelli ricciuti di colore nero; era proprio la  bimba che avrebbero voluto avere.
    Itala era così piccola e la povera Elena era così spaventata e non voleva che la lasciasse, si strinsero forte e pianse amaramente pensando che l'avrebbero portata lontano e dopo molti baci ed abbracci si separarono per sempre.
 
    Elena era abbastanza  grande per capire la nuova situazione, pianse per molti giorni e non volle mangiare. Le suore erano molto dispiaciute e tentarono tutto quello che poterono per alleviare la sua tristezza e poterla rendere contenta.
    La  piccola Itala era molto felice nella nuova vita. Era stata portata a Parigi in Francia nella sua nuova casa dove fu educata nel lusso e non appena divenne grande abbastanza ebbe tutti i tipi di insegnanti. Il tempo passò velocemente e prima che i suoi genitori adottivi se ne accorgessero, Itala divenne una brava musicista, artista e linguista e la fecero debuttare in società. In tutto questo tempo, Elena era stata educata dalle suore che l'amavano tantissimo, era una ragazza molto intelligente e imparò diverse lingue. Questi bambini erano dotati, come i loro genitori, della conoscenza delle lingue.
 
    Anche i suoi fratelli si portarono avanti con gli studi: Emilio divenne interprete di lingue alla corte di Appello del Cairo in Egitto. Attilio, aveva studiato musica  sin dalla prima infanzia era un affermato musicista, ed aveva scelto come strumento, quando si era laureato in collegio (?) il clarinetto.
    Fu il segretario privato del Marchese Pellingrani (3) di Messina in Italia. Dopo diversi anni andò negli Stati Uniti e suonò come solista anche al Metropolitan Opera House per la grande cantante Adelina Patti. Conobbe  una bellissima ragazza di stirpe tedesca, una bella bionda con occhi scuri e doposolo sei settimane si sposarono. Attilio  non parlava molto bene l'inglese e sua moglie non capiva l'italiano ma diceva sempre: " l'amore ha un linguaggio per conto suo ".
    Aveva proprio ragione, furono sposati per più di 40 anni quando egli fu stroncato da un attacco di cuore e dopo sei settimane di malattia a letto, morì.
    Castore, il più giovane dei fratelli amò l'arte e studiò tutti i tipi di pittura e scultura e diventò un famoso artista in Italia.
    A Messina, in uno dei bei cimiteri ci sono ancora molti suoi lavori di scultura. Anche lui andò negli Stati Uniti e presto ebbe tanto lavoro da fare per la gente ricca che aveva visto e apprezzato le sue sculture.
    Questi fratelli  avevano ormai perso le tracce della loro piccola sorella Itala, ed é proprio strano come il fato giochi una così grande parte nella vita delle persone.
    Itala, era ormai una bella donna dell'alta società di Parigi.
    Emilio, era interprete della Corte d'Appello del Cairo in Egitto e un giorno andò a Parigi  e là fu presentato ad una  bella signora: Itala Puyet. Ben presto la loro amicizia si tramutò in amore, si fidanzarono e decisero di sposarsi. Ma nel corso di una conversazione, Emilio raccontò le disavventure della sua famiglia e di come il suo malvagio patrigno avesse rubato a lui e ai suoi fratelli,  tutta la ricchezza della sua famiglia e di come stesse cercando di recuperare le loro proprietà in Alessandria d'Egitto.
    Nel frattempo, i genitori adottivi di Itala, si ricordarono della storia  che le buone suore avevano loro raccontato al momento dell'adozione e così dopo aver molto parlato del passato, la giovane donna si rese conto che quell'uomo era suo fratello.
    Itala aveva il cuore a pezzi, anche perché questo, era stato il suo primo amore e anche Emilio era molto dispiaciuto di questo tragico errore d'amore ma, erano così felici di essersi ritrovati dopo essere stati separati per tanti anni.
    Più avanti, Itala incontrò e sposò un nobile russo.
    Sono stati ricompensati con la nascita di un bel bimbo e sono stati molto felici per pochi anni poiché persero il loro bambino alla tenera età di 12 anni. Egli frequentava una scuola, le finestre erano di tipo francese dal soffitto al pavimento e giocando con alcuni bambini  perse l'equilibrio, cadde al suolo e morì. Anch'egli era stato dotato del dono delle lingue e della musica.
Durante gli anni che seguirono, il malvagio patrigno Michelangelo Florio godette del lusso della proprietà rubata, si prese con sè una bella donna egiziana. Fu tanto crudele con lei e quando essa non poté più sopportare la sua cattiveria, studiò un piano per potersi liberare di lui.
    Dietro la casa c'era un lungo sentiero tortuoso che conduceva ad un vecchio pozzo che ella spesso usava per passeggiare con lui durante le fresche sere. Una sera prima di una passeggiata lo chiamò teneramente e disse: c'è qualcosa laggiù nel pozzo, vuoi venire con me a vedere di cosa si tratta? Egli fu molto contento che ella lo avesse chiamato e andò con lei a vedere cosa c'era. Florio, chinandosi sull'orlo del pozzo guardò giù ed ella, più veloce di un lampo prese un grosso pezzo di roccia e sollevandolo, lo scagliò sopra la sua testa con tutta la forza, uccidendolo all'istante.
    Così finì la vita del malvagio Michelangelo Florio.
    Nel frattempo tutte le restanti proprietà del dottor Barbera furono prese dal Governo Egiziano poiché tutti i bambini erano andati per vie diverse.
Emilio dopo essersi laureato al Collegio di Messina andò in Egitto dove visse e morì alla età di 70 anni. Anche Attilio morì a 70 anni negli Stati Uniti.  Castore visse solo 54 anni  e morì a seguito della rottura di un pezzo di marmo di una statua che stava scolpendo per un facoltoso avvocato di New York, per la perdita dei suoi due bambini sopraggiunta per qualche malattia infantile. Era una statua di marmo di misura come i due bambini di 5/6 anni.
    Elena che vive con i suoi bambini a Gioiosa Marea in Sicilia, Itala, aveva perso il marito alcuni anni prima.
    La piccola Itala andò negli Stati Uniti dopo aver perso il marito ed anche i figli. Anche i suoi genitori adottivi erano passati a miglior vita.
    Itala attraverso la corrispondenza con suo fratello Emilio in Egitto, scoprì che Attilio viveva negli Stati Uniti e gli scrisse avvisandolo che presto sarebbe andata da lui.
    Il loro incontro fu molto gioioso poiché, non si vedevano da quando lei era  una bambina di quattro anni. Non rimase molto tempo in America perché sentiva molto la nostalgia della sua bellissima Parigi, ritornò in Francia e la sua famiglia non seppe più nulla di lei.
    Attilio visse molti anni e dopo che due delle sue figlie si sposarono, andò a vivere in Virginia.
Sua figlia Anna sposò un uomo molto bello che veniva dalla stessa città d'Italia  dove abitava  Elena, la sorella di Attilio; l'altra sua figlia Adeline sposò il cugino del marito di Anna.
    Si chiamavano rispettivamente Antonio Cappadona e Vincenzo Ferlazzo e venivano da Gioiosa Marea, Sicilia, Italia.
Le due ragazze ebbero un bellissimo matrimonio doppio a New York City,  Anna e Antonio andarono a vivere a Temaque, Pa  Vincenzo ed Adelina andarono a vivere a Norfolk,Va.
Ciascuno di questi giovani mariti aveva una buona attività di lavoro ed entrambi ebbero successo in tutte le loro imprese di affari.  Antonio Cappadona aveva una grande sartoria e Vincenzo Ferlazzo possedeva un negozio di antiquariato, ed era anche un bravo musicista avendo studiato sotto la guida del suocero, il famoso maestro Attilio Barbera.
    Itala, la figlia maggiore sposò un ufficiale di Marina a Norfolk, Va. e Lilly la figlia minore sposò anche lei un ufficiale di Marina.
    Attilio Barbera morì di cuore nel settembre del 1923, Itala morì nel settembre del 1927 per una trasfusione di sangue.
    La signora Barbera visse fino a 89 anni dopo essere rimasta cieca per nove anni. Ella passò gli ultimi anni con la figlia Adelina e suo marito Vincenzo Ferlazzo.
    Anna Cappadona perse il suo caro marito nel febbraio del 1919, per una epidemia influenzale e rimase sola con i suoi tre  piccoli bambini: Rosalia, Antonio e Maria che era molto piccola, ancora in fasce. Venne a vivere a Norfolk, Va  dove  i suoi genitori e le sue sorelle vivevano. Comprò una graziosa casa e qui ebbe l'opportunità di riguadagnarsi la salute per il clima salutare.
    I suoi bambini crebbero e divennero:  le donne, delle graziose giovani e i figli dei begli uomini.
    Antonio Cappadona andò in California a vivere e sposò una graziosa ragazza, il nome della moglie era Margy ed ebbero una bella bambina che chiamarono Claudia. Rosalia, divenne una una educatrice per bambini,  avendo lavorato per diversi anni al vecchio Ospedale di St. Vincent  in Norfolk. Incontrò un affascinante giovane e si sposarono nel giugno del 1939, divenne la signora Herman Voliva e furono molto felici con quattro belle bambine.
    Le prime erano gemelle: Liliana e Barbara, esse sono ora giovani donne. Poi nacquero Valeria e Marilyn.
    Maria era la segretaria privata del Cappellano militare al Portsmouth Va. Naval Yard. Si sposò con un compagno di scuola Charles Dailey, erano felici con tre belle bambine: Anna Maria, che ora é una giovane donna, Angela e Gloria.
    Anna Cappadona era stata colta da emorragia celebrale, perse conoscenza dal marzo fino al quattro giugno1957 e poi morì. Fu seppellita a Tamsqua, Pa dove era sepolto dal 1919 il suo caro marito Antonio Cappadona.
    Lilly era sposata con Arthur Barret ed ebbero un grazioso bambino di nome Arthur che morì a solo diciotto mesi di doppia mastoidite, parecchi anni dopo ebbero il felice evento della nascita del secondo bambino Herbert  Barret .
    Egli era un giovane uomo sulla trentina di anni e anche lui é stato dotato di talento per la musica e l'arte. Era poliziotto e fu picchiato da un prigioniero che causò la sua morte.  Morì nell'aprile del 1938.
    Adelina e Vincenzo Ferlazzo erano felici con la loro cara figlia e la chiamarono con il nome della sorella di Vincenzo, che era morta alcuni anni prima:  Margherita Adelina Ferlazzo.
    Margherita si sposò con un bel ragazzo ed ora é la signora Post, hanno due belle ragazze: Madeline Patricia  Post di 16 anni,  Dianna Loretta Post di 14 anni e il piccolo Eugene Armstead Post di 7 anni.
 
    Questo é quanto riguarda me,  Adelina  Barbera Ferlazzo che scrive della nostra famiglia.  Mi dispiace che mi sono dimenticata di scrivere dei genitori, della mia cara mamma, Anna Betz.
 
    Erano Ruth e Valentine Betz, venivano da Hessen in Germania, crebbero  negli Stati Uniti e qui si sono incontrati e poi sposati.  Il nonno era un fabbricante di pianoforti.
    Educarono i figli alla maniera tedesca e parlavano loro  in tedesco.  Ebbero quattro figli, due maschi e due femmine: Henry, Charles, Anna e Ruth.  La piccola Ruth, era invalida a causa di una ferita alla spina dorsale.  Infatti, quando  era piccola suo fratello Henry mentre la teneva in braccio, la fece cadere all'indietro ledendole la spina dorsale. Quando divenne più grande dovette indossare un busto per tenersi sù; amava passeggiare con la sorella maggiore, Anna ma si stancava facilmente e non poteva andare lontano.
    Morì alla tenera età di sei anni.
    Anche suo fratello Charles morì quando era ragazzo ma non so che cosa causò la sua morte, forse qualche malattia infantile. Henry si mise a fabbricare pianoforti con il padre.
Anna Betz e suo marito Attilio Barbera ebbero otto figli.
    Itala era la più vecchia, Emilio, Anna, Adelina. La piccola Amelia morì di difterite e scarlattina alla tenera età di sei anni, sei anni dopo ebbero un'altra bambina che chiamarono Bella. Morì prima che compisse un anno. Il giorno che fu battezzata, la madrina che era una robusta donna, portò la bambina in braccio sulla carrozza per portarla nella chiesa cattolica di Santa Cecilia. Quando i padrini la portarono a casa la madrina era molto preoccupata per la bambina, la distese sul letto ed inginocchiata su di essa si mise a pregare. Io Adelina, avevo allora quattro anni e quando entrai nella stanza ho sentito che qualcosa non andava bene, così corsi subito dalla mamma che entrando nella stanza, chiese cosa stesse  succedendo e la madrina rispose:  ma non é una bellissima bambina?
    Il giorno dopo la bambina era molto languida e non era vivace quando la mamma le fece il bagnetto. Da allora iniziò a diminuire e non poté più mangiare, la mamma chiamò il dottore e questi le disse che la piccola aveva ricevuto un colpo alla testa. Povera bambina, si trascinò per tre mesi e poi morì. Tutti  pensammo che, entrando o uscendo dalla carrozza la madrina le fece prendere qualche colpo in testa contro la portiera. Alcuni anni dopo la mamma ebbe due gemelli maschi che erano nati prematuri di sette mesi, vissero solo un paio di giorni.  Due anni più tardi la mamma ebbe un'altra piccola bambina che chiamò Lilly Philomena.
    Ella ora é vivente ed ha un figlio di nome Herbert  Barbera Barrett.
    Questo porta alla chiusura di tutto ciò che riguarda la mia famiglia a tutt'oggi.
                                                                                                                                               firmato: Adelina Barbera Ferlazzo
 
 
   

La seguente relazione sulla vita di mio nonno Giuseppe Barbera, mi fu fatta da Eleonora (Elena) sorella di mio padre, quando ci trovammo in Italia nell'anno 1921/1922.
    I genitori di mio marito, vivevano in questo grazioso paese chiamato Gioiosa Marea che in inglese vuol dire la gioia del mare. Era un bel paesino, bagnato da un lato dal mare e alle spalle c'erano intorno delle alte montagne che lo circondavano per tutta la sua lunghezza  e sembrava che volessero toccare il cielo. La zia Elena, che era  la più vecchia delle ragazze al tempo della morte dei genitori, si ricordava tutto molto chiaramente e quando mi raccontò la tragedia della sua famiglia, pianse amaramente.  Me la ricorderò sempre, essa allora era una vecchia signora.
    Io sono stata l'unica della mia famiglia che ha avuto la fortuna di andare in Italia dato che i genitori di mio marito vivevano nello stesso paese.
    Abbiamo fatto un bel viaggio e abbiamo viaggiato per tre mesi in diverse città, poi siamo rimasti a Gioiosa con i genitori di Vincent. La nostra Margherita era una bambina a quel tempo ma penso si possa ricordare qualcosa di quel viaggio: siamo andati a Palermo, Messina, Napoli ed a Roma abbiamo visitato la chiesa di S. Pietro, le catacombe e la città del Vaticano.
    Il Papa, Pio XI° era ammalato e non riceveva visitatori.
    Mentre eravamo a Napoli, siamo andati a Pompei, al Vomero  ed a Posillipo abbiamo preso la funivia su  per le montagne, é stata una gita meravigliosa. Le guide che ci accompagnavano, avevano i piedi avvolti in tela pesante e portavano lunghi bastoni di canna.  In cima alla canna, avevano messo una moneta italiana inserendola nella fessura  in modo che, andando proprio vicino al cratere, potevano immergere la moneta nella lava ed era così caldo che la moneta di rame si bruciava.
    Non appena si toglieva la moneta dalla lava diventava come una scoria indurita tirata fuori dalla fucina ed era così caldo che la moneta di rame si bruciava.
    Le rovine di Pompei erano molto tristi da vedere, c'erano  molti  corpi che sono stati colti prima che potessero scappare verso il mare. I corpi sembravano come se fossero di gesso.
    Gli uomini che scavavano a Pompei a quel tempo, usavano qualche sostanza chimica che faceva diventare i corpi di gesso.
Sono ritornata in America con Margherita e Vincenzo  é rimasto a Gioiosa Marea con suo padre e sua madre. Siamo partiti da là e Vincenzo ci portò di nuovo a Napoli e poi ci accompagnò a Genova. La nave si fermò due giorni a Genova poiché doveva caricare dei bellissimi mobili antichi assieme ad altra merce. Vincenzo ci lasciò a Genova e non appena la nave fu pronta per partire, ritornò a Gioiosa, dove rimase con i suoi genitori fino al novembre del 1922.
    Io e Margherita lasciammo l'Italia nel marzo del 1922.
    Il viaggio é andato bene fino quasi in America.
    Prima di lasciare Gioiosa Marea, eravamo così contente di ritornare in America, ma, sulla via di ritorno Margherita si ammalò di influenza con febbre molto alta, tanto che i due medici di bordo che l'assistevano, ci consigliarono di portarla da un medico una volta arrivati in America.
    Due giorni prima che arrivassimo a New York, abbiamo incontrato una terribile tempesta e il capitano non lasciò mai il suo posto per due giorni e due notti.  La nave ballava e barcollava così......................... la tempesta.
    La mia famiglia era così contenta di averci di nuovo a casa e siamo rimaste con mio padre e mia madre fino alla venuta di Vincenzo nel mese di novembre.
Siamo rimaste finché non abbiamo trovato una casa da comprare.
    Abbiamo comprato la nostra nuova casa nel marzo del 1923  ed abbiamo traslocato l'otto marzo del 1923. Viviamo ancora nella medesima casa. Quando il mio caro Vincenzo morì, Margherita mi chiese di andare a vivere con loro che abitavano nello stesso caseggiato nostro ma poiché ero ammalata non potevo andare su e giù per le scale, ho chiesto a Lester e Margherita di venire a vivere con me. Sono così contenta che sono con me, ed i bambini mi fanno molta compagnia.
    Margherita é una meravigliosa figlia.  Da quando sono ammalata é una infermiera esemplare e mi cura molto bene.
    Anche Lester e i bambini sono molto gentili con me.
    Questa é all'incirca, la fine della storia della mia famiglia e se i ragazzi volessero portarla avanti, sarebbe interessante sapere cosa riserverà loro il futuro.

12 maggio 1959                                                                                                Adelina Barbera Ferlazzo


Ora quei ragazzi sono cresciuti.
    Madeline é la maggiore ed ha 30 anni, é sposata con Jack  Hahn,  egli é tesoriere della società Highís Ice Cream ed ha 31 anni.
    Hanno costruito una bellissima casa vicino alla nostra. Dianna ha 28 anni, é sposata con Frederic Capps, 34 anni e fa il venditore per una ditta di mobili. Hanno due bambini: Michael Darrin e Theresa Marie. Mike ha 6 anni, ne compirà 7 il 22 ottobre1973 e Theresa ne compirà 3 il  6 dicembre 1973.
    Eugene ha 21 anni, ne avrà 22 il 17 ottobre 1973, si é sposato ed ha una bimba, Jennifer che compirà un anno l'11 giugno 1973. Studia all'Università di Old Dominion ingegneria elettronica. E' anche un bravo musicista e suona la chitarra, anche le ragazze suonano: Madeline la fisarmonica e Dianna il pianoforte.

10 febbraio 1973                                                                                              Margherita Ferlazzo Post


Avevo sentito raccontare da mio padre Manlio la storia di suo bisnonno Giuseppe Barbera e delle vicissitudini a cui andarono incontro i cinque figli. Una di questi, era la mia bisnonna Emanuela Barbera. Nella primavera del 1999 ho trovato la traduzione del racconto di Adelina Barbera, figlia di Attilio e nipote di Giuseppe Barbera. Apparentemente sembra romanzato e non corretto dal punto di vista delle datazioni storiche, ma con buon entusiasmo sto cercando di  mettere ordine e fare luce su questa storia.
                                                                                                                           Giorgio Ferlazzo Ciano

giociano@gmail.com
last update: 27 maggio 2014